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Comunicato CC 5/2022
27 febbraio 2022

La situazione internazionale e la lotta di classe in Italia

La guerra in Ucraina è il risultato delle manovre degli imperialisti USA, dopo l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e un gran numero di altri paesi. La Federazione Russa di Putin è diventata il bersaglio della Comunità Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei non perché sarebbe una “dittatura” o perché violerebbe “la legalità internazionale”.

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Comunicato CC 6/2022 - 13 marzo 2022


[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word ]

Non siamo ancora in economia di guerra perché altrimenti avremmo già il razionamento, ma bisogna essere pronti”- Mario Draghi dalla reggia di Versailles dove il 10 e 11 marzo si è riunito con i suoi compari dell’UE

Altro che “prepararsi all’economia di guerra”

Cacciare il governo Draghi!

Rendere l’Italia ingovernabile da Draghi e dai vertici della Repubblica Pontificia!

Creare le condizioni per la costituzione di un governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare!

Nessun sacrificio per mandare armi al governo di Kiev! Da giorni i media di regime riempiono le case di milioni di persone con immagini e notizie di città bombardate, di famiglie in fuga, di bambini e anziani disperati, di donne che partoriscono sotto le bombe. Noi non siamo in grado di dire se tutte o solo gran parte delle immagini e notizie sono frutto di manipolazione, intossicazione e diversione, come lo furono quelle diffuse dalle stesse agenzie per altre guerre USA e NATO: durante la guerra contro l’Iraq ciò emerse chiaramente. Certo però è che ognuno di quei bambini, di quelle donne, di quegli anziani è responsabilità delle autorità di Kiev e delle formazione armate che in modi diversi da esse dipendono e sono armate. Esse stanno usando la popolazione ucraina come carne da macello pur di assecondare le manovre di guerra degli imperialisti USA e della NATO contro la Federazione Russa.

A proposito dell’orientamento nazifascista di autorevoli gruppi politici e militari ucraini riportiamo in appendice un articolo di Lev Golinkin, pubblicato il 10 marzo su Nuove Resistenti 820 (www.resistenze.org), che raccoglie informazioni diffuse “non da Mosca, ma da media occidentali, tra cui Radio Free Europe (RFE), finanziata dagli Stati Uniti; organizzazioni ebraiche quali il World Jewish Congress e il Simon Wiesenthal Center; organizzazioni quali Amnesty International, Human Rights Watch e Freedom House...”. L’articolo è del 2019, prima che i media di regime sotto l’egida della NATO intonassero il coro della “santa alleanza” contro Putin e il governo della Federazione Russa, censurassero e scatenassero la “caccia alle streghe” contro docenti, giornalisti e intellettuali rei di non partecipare al coro (per coerenza, rigore e deontologia professionale) … o anche solo di aver programmato un corso universitario su Dostoievski (è il caso del prof. Paolo Nori dell’università della Bicocca - Milano).

Ma la questione principale non è l’orientamento ideologico di autorevoli dirigenti politici e militari ucraini. All’origine della guerra alla quale il 24 febbraio l’intervento militare in Ucraina delle Forze Armate della Federazione Russa ha dato inizio, vi è la politica aggressiva contro la Federazione Russa che i gruppi imperialisti USA perseguono a partire dallo scioglimento dell’URSS nel 1991 e accentuata dopo la fine del governo Eltsin (1999). A proposito di questa politica aggressiva consigliamo di leggere almeno uno degli articoli L’America sconfigge la Germania per la terza volta in un secolo di Michael Hudson (La Città Futura 378), Il Memorandum di Budapest (1994) o le illuminazioni di Volodymyr (Zelensky) del Bulletin Comaguer n° 465 11 marzo 2022, E anche ‘il manifesto’ si allinea al “ministero della verità” di Manlio Dinucci (Contropiano, 11 marzo 2022) a proposito di Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corp del 21 maggio 2019.

Nostro compito è porre fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra in corso!

È l’azione più efficace che le masse popolari italiane possono fare a tutela dei propri particolari interessi e per porre fine o almeno ostacolare la continuazione della guerra e quindi venire in aiuto alle popolazioni colpite. Tutti i comunisti e i progressisti devono promuovere la mobilitazione delle masse popolari a questo scopo!

No alla prostituzione del nostro paese alla NATO! Non un uomo, non un soldo, non un’arma, non un lembo di terra per le guerre degli imperialisti USA e della NATO! Dal 1991 (lo documentano anche fonti americane come ad esempio il Servizio di Ricerca del Congresso USA) lo Stato USA ha fornito all’Ucraina assistenza militare per miliardi di dollari. A questi si sono aggiunti miliardi di dollari forniti dal Fondo Fiduciario NATO e direttamente dalla Gran Bretagna e dagli altri paesi NATO. La strategia USA-NATO si è sviluppata ancora di più nei primi mesi del 2022: hanno chiesto all’Ucraina di accentuare il suo impegno militare contro le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk nel Donbass (repubbliche che, per sottrarsi agli attacchi, chiedono da tempo il riconoscimento della loro indipendenza da parte di Mosca e, dunque, una protezione). Il governo italiano ha sistematicamente fatto e sta facendo la parte che la NATO e il governo USA gli hanno chiesto. Bisogna denunciare ogni episodio e organizzare tra le masse popolari e in particolare nelle Forze Armate italiane proteste e sabotaggi contro l’uso delle basi militari, il trasporto di armi, ecc.

Nessun sacrificio per arricchire chi specula sui prezzi del petrolio, del gas e dei minerali! L’aumento dei prezzi delle materie prime e dei beni energetici sta spingendo ad aumenti generalizzati dei prezzi dei beni di consumo e delle tariffe di luce e gas. Le scommesse fatte tramite i titoli derivati (hedge funds) sulle variazioni dei contratti originari incidono sul prezzo dei prodotti energetici. In larga misura sono esse che determinano i prezzi da cui partono i contratti successivi. Quindi è la speculazione che determina i prezzi al consumo più che le dinamiche della domanda e dell’offerta, le rendite degli Stati titolari delle concessioni alle aziende estrattrici e i costi di trasporto, lavorazione e deposito. In un simile contesto le manovre politiche relative al sistema di relazioni internazionali diventano un fattore di cui le scommesse tengono conto per definire la propria direzione. In estrema sintesi la speculazione si combina con le manovre politiche nel generare la crisi energetica e l’aumento dei prezzi al consumo. Calmierare i prezzi è un dovere del governo, altro che economia di guerra! Denunciare gli aumenti e organizzare la sospensione del pagamento delle tariffe maggiorate. Sostenere ed estendere le proteste degli autotrasportatori, dei pescatori e dei lavoratori autonomi di altri settori.

Nessuna tolleranza e tanto meno contributi pubblici per chi usa la crisi ucraina per espandere il nucleare, le trivellazioni, l’uso del carbone. È dovere del governo incentivare una grande campagna di sviluppo delle energie rinnovabili sotto il controllo dei comitati ambientalisti!

Fare di ogni azienda che i capitalisti vogliono chiudere, delocalizzare o ridurre centro di mobilitazione contro lo smantellamento dell’apparato produttivo. Per i grandi capitalisti ogni scusa è buona per portare a termine i loro piani, per delocalizzare, darsi alla speculazione finanziaria o spremere soldi pubblici: dai “sindacati ideologici” ai “lavoratori fannulloni”, dalla pandemia ai rincari dell’energia e delle materie prime.

Il governo deve sistematicamente impedire la vendita di aziende italiane a fondi di investimento e multinazionali straniere: già con le leggi attuali è possibile, vedi il caso di Alpi Aviation in questi giorni.


Abolire il reato di immigrazione clandestina. Contro la selezione razzista dei profughi in base al colore della pelle, alla religione, alla lingua e all'etnia, organizzare l’accoglienza di tutti i profughi delle guerre dirette o indirette degli imperialisti USA, della NATO e dei loro complici; requisire non solo le ville e yacht degli oligarchi russi, ma anche le proprietà delle grandi immobiliari e della Chiesa per assegnare un’abitazione; smetterla con le “missioni umanitarie” che devastano e sfruttano i paesi oppressi.


La manifestazione del 26 marzo “per questo, per altro e per tutto” indetta dal Collettivo di Fabbrica e dagli operai della GKN di Campi Bisenzio (FI) è l’occasione per unire a livello dell’intero paese e incentivare le mobilitazioni fino a rendere il paese ingestibile dal governo Draghi e da ogni governo di Larghe Intese dei partiti asserviti ai vertici della Repubblica Pontificia.

L’instaurazione del socialismo in un paese imperialista e per di più sede del Papato qual è l’Italia, anche solo un deciso salto di livello della rivoluzione socialista come la costituzione del Governo di Blocco Popolare, è l’unico modo per spezzare la spirale distruttiva di guerre, epidemie, devastazione ambientale, miseria, abbrutimento in cui il dominio della borghesia imperialista trascina le masse popolari del mondo intero ed è l’aiuto principale che noi comunisti italiani diamo alla rivoluzione negli altri paesi.

Il primo paese imperialista che romperà le catene della Comunità Internazionale degli affaristi, degli speculatori e dei guerrafondai USA, sionisti ed europei darà il via all’incendio che libererà il mondo dal sistema imperialista. Analogamente a come i comunisti russi con l’insurrezione dell’Ottobre 1917 spezzarono il corso delle cose che aveva portato i grandi gruppi imperialisti mondiali a scontrarsi per decidere chi avrebbe dominato e sfruttato il mondo intero e in questo modo diedero inizio alla prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale. Oggi porre fine al sistema imperialista mondiale è diventata una questione di sopravvivenza del pianeta e dell’intera umanità.


Contro le manovre di guerra, contro gli aumenti delle tariffe e dei prezzi, contro la gestione criminale della pandemia, contro la distruzione del sistema pensionistico, dell’istruzione pubblica, del sistema sanitario e degli altri servizi pubblici, contro lo smantellamento del sistema produttivo del nostro paese, contro il ripristino dei licenziamenti e l’aumento della precarietà, contro l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente: contro tutto questo l’unica via d’uscita è rendere il paese ingovernabile dal governo dei vertici della Repubblica Pontificia, moltiplicare lotte rivendicative e proteste, creare ovunque organismi operai e popolari e unirli intorno all’obiettivo di cacciare Draghi e instaurare un governo di emergenza popolare.

La rivoluzione socialista è possibile e necessaria!

I tempi dipendono principalmente da noi comunisti: dalla nostra assimilazione del marxismo-leninismo-maoismo e dalla nostra capacità di applicarlo concretamente in ogni situazione tenendo conto delle sue particolarità!

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Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!

Costituire Comitati di Partito clandestini in ogni azienda, scuola, istituzione pubblica e in ogni territorio!

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Appendice

Da Nuove Resistenti n. 820 - 10 marzo 2022 www.resistenze.org

I neonazisti e l'estrema destra sono in marcia in Ucraina

di Lev Golinkin (*) - thenation.com, 22/02/2019

A cinque anni dall'insurrezione di Maidan, imperversano l'antisemitismo e l'ultra-nazionalismo di ispirazione fascista. The Nation


Cinque anni fa, l'insurrezione ucraina di Maidan estromise il presidente Viktor Janukovyč con il plauso e il sostegno dell'Occidente. Negli Stati Uniti e in Europa, politici e analisti non si limitarono a celebrare l'insurrezione come un trionfo della democrazia, ma negarono i resoconti sull'ultra-nazionalismo di Maidan, bollando coloro i quali mettevano in guardia contro il lato oscuro dell'insurrezione come burattini di Mosca e utili idioti. In Ucraina, la libertà era in marcia.

Oggi, le notizie sempre più frequenti relative alle violenze dell'estrema destra, all'ultra-nazionalismo e all'erosione delle libertà fondamentali stanno smentendo l'iniziale euforia occidentale. Si susseguono pogrom neonazisti contro i Rom, violenti attacchi ai gruppi femministi e LGBT, libri messi al bando e un processo di glorificazione dei collaborazionisti dei nazisti sponsorizzata dallo Stato.

Queste storie sul nazionalismo oscuro dell'Ucraina non provengono da Mosca: a diffonderle sono media occidentali, tra cui Radio Free Europe (RFE), finanziata dagli Stati Uniti; organizzazioni ebraiche quali il World Jewish Congress e il Simon Wiesenthal Center; e organizzazioni quali Amnesty International, Human Rights Watch e Freedom House, che hanno diramato un rapporto congiunto che avverte che Kiev sta perdendo il monopolio dell'uso della forza nel Paese, dove le gang di estrema destra agiscono impunemente.

Cinque anni dopo Maidan, il faro della democrazia assomiglia sempre più a una fiaccolata di estremisti.


Un battaglione neonazista nel cuore dell'Europa

"Un reparto di volontari ucraini comprende dei nazisti." - USA Today, 10 marzo 2015

La versione standard della difesa di Kiev perorata dall'establishment USA sottolinea che l'estrema destra ucraina occupa in parlamento un numero di seggi inferiore a quello dei suoi equivalenti in Francia. Si tratta di un'argomentazione fasulla - ciò che manca all'estrema destra ucraina in termini elettorali è ampiamente compensato da risorse che Marine Le Pen non si sogna nemmeno: reparti paramilitari e totale libertà d'azione nelle piazze.

L'Ucraina del post-Maidan è l'unico Paese al mondo a ospitare una formazione neonazista nelle proprie forze armate. Il Battaglione Azov fu creato inizialmente con elementi della gang neonazista Patrioti dell'Ucraina. Andrij Biletsky, il capo della gang divenuto comandante dell'Azov, ha scritto che la missione dell'Ucraina è «guidare le Razze Bianche del mondo in una crociata finale... contro gli Untermenschen [sub-uomini] guidati dai semiti». Oggi Biletsky è un deputato al parlamento ucraino.

Nell'autunno 2014 il Battaglione Azov - che è accusato di violazioni dei diritti umani, compresa la tortura, da Human Rights Watch e dalle Nazioni Unite - è stato integrato nella Guardia Nazionale ucraina.

Benché il gruppo smentisca ufficialmente qualunque collegamento con il neonazismo, la reale natura dell'Azov è stata confermata da numerose testate occidentali: il New York Times ha definito il battaglione «apertamente neonazista», mentre USA Today, The Daily Beast, The Telegraph e Haaretz hanno documentato la propensione dei membri del gruppo a utilizzare svastiche, saluti romani e altri simboli nazisti; singoli combattenti del gruppo, inoltre, hanno ammesso di essere neonazisti.

Nel gennaio 2018 il Battaglione Azov ha schierato la sua pattuglia di strada Druzhina Nazionale, i cui membri hanno giurato lealtà a Biletsky e hanno promesso di «ripristinare l'ordine ucraino» sulle strade. La Druzhina si è rapidamente messa in luce organizzando pogrom contro i Rom e le organizzazioni LGBT e assaltando un consiglio municipale. All'inizio di quest'anno, Kiev ha annunciato che il reparto neonazista verrà utilizzato per sorvegliare i seggi in occasione delle elezioni presidenziali del prossimo mese.

Nel 2017, il membro del Congresso USA Ro Khanna ha guidato un tentativo di vietare la fornitura di armi e addestramento al Battaglione Azov da parte degli USA. Ma il danno era già stato fatto: il gruppo di ricerca Bellingcat ha dimostrato che l'Azov aveva già ricevuto lanciagranate americani, mentre un'indagine del Daily Beast ha confermato che gli addestratori USA non sono in grado di impedire che gli aiuti finiscano nelle mani dei suprematisti bianchi. E lo stesso Azov ha postato orgogliosamente un video in cui il reparto dà il benvenuto a rappresentanti della NATO.

(L'Azov non è l'unica formazione di estrema destra a ricevere sostegno dall'Occidente. Nel dicembre 2014, Amnesty International ha accusato il battaglione Dnipro-1 di potenziali crimini di guerra, tra cui «l'uso della pratica di affamare i civili come strumento di guerra». Sei mesi dopo, il senatore John McCain ha visitato ed elogiato il battaglione).

Particolarmente preoccupante è la campagna del Battaglione Azov per trasformare l'Ucraina in una centrale internazionale del suprematismo bianco. Il reparto ha reclutato neonazisti provenienti da Germania, Gran Bretagna, Brasile, Svezia e Stati Uniti; lo scorso ottobre, l'FBI ha arrestato quattro suprematisti bianchi californiani che pare avessero ricevuto addestramento dall'Azov. È un classico esempio di «ritorno di fiamma»: il sostegno fornito dagli USA agli estremisti all'estero finisce per ripercuotersi contro l'America stessa.


I legami tra l'estrema destra e il governo

«La polizia ucraina dichiara la sua ammirazione per i collaborazionisti dei nazisti» - RFE, 13 febbraio 2019

Il portavoce del Parlamento Andriy Parubiy è stato tra i fondatori e i dirigenti di due organizzazioni neonaziste: il Partito Social-Nazionale dell'Ucraina (in seguito ribattezzato Svoboda) e Patrioti dell'Ucraina, i cui militanti hanno in seguito costituito il nucleo del Battaglione Azov.

Pur avendo abbandonato l'estrema destra nei primi anni 2000, Parubiy non ha mai rinnegato il suo passato. Interrogato in proposito in occasione di un'intervista del 2016, Parubiy ha replicato che i suoi «valori» non sono cambiati. Parubiy, la cui autobiografia lo ritrae in marcia con il simbolo neonazista wolfsangel utilizzato dalle Nazioni Ariane, incontra abitualmente think tanks e politici di Washington: il suo passato neonazista viene ignorato o espressamente negato.

Ancor più inquietante è la penetrazione dell'estrema destra nelle forze dell'ordine. Poco dopo Maidan, gli USA hanno equipaggiato e addestrato la neonata Polizia Nazionale, nell'ambito di un programma destinato nelle intenzioni a costituire un fiore all'occhiello del rafforzamento della democrazia ucraina.

Il vice-ministro degli Interni - che controlla la Polizia Nazionale - è Vadim Troyan, un veterano dell'Azov e dei Patrioti dell'Ucraina. Nel 2014, quando Troyan fu preso in considerazione per la carica di capo della polizia di Kiev, i leader ebrei ucraini erano terrorizzati dal suo passato neonazista. Oggi è il vicedirettore del ministero che comanda le forze dell'ordine dell'intero Paese, addestrate dagli Stati Uniti.

All'inizio del mese, RFE ha pubblicato un servizio sull'ammirazione espressa sui social media dai vertici della Polizia Nazionale per Stepan Bandera - un fascista e collaboratore dei nazisti le cui truppe parteciparono all'Olocausto.

Il fatto che la polizia ucraina brulichi di sostenitori dell'estrema destra spiega perché i neonazisti possano agire impunemente sulle strade.


Glorificazione dei collaborazionisti dei nazisti sponsorizzata dallo Stato

«Estremisti ucraini celebrano le divisioni SS dei nazisti ucraini... nel centro di una grande città ucraina» - Direttore degli Affari Europei dell'Anti-Defamation League, 28 aprile 2018

Non si tratta soltanto di militari e bande di strada: l'estrema destra ucraina si è insinuata con successo nel governo post-Maidan imponendo nel Paese una cultura intollerante e ultra-nazionslista.

Nel 2015 il parlamento ucraino ha approvato un provvedimento che ha dichiarato i combattenti di due organizzazioni paramilitari della seconda guerra mondiale - l'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) e l'Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA) - eroi dell'Ucraina, e ha trasformato in reato penale qualunque affermazione che neghi il loro eroismo. L'OUN collaborò con i nazisti e prese parte all'Olocausto, mentre l'UPA massacrò migliaia di ebrei e tra 70.000 e 100.000 polacchi di propria iniziativa.

L'Istituto Ucraino della Memoria Nazionale finanziato dallo Stato sta istituzionalizzando la riabilitazione dei collaborazionisti dei nazisti. L'estate scorsa, il parlamento ucraino ha ospitato una mostra che commemorava il proclama di collaborazione con il Terzo Reich lanciato dall'OUN nel 1941 (imaginate se il governo francese organizzasse una mostra celebrativa del regime di Vichy!).

Le fiaccolate in onore di capi dell'OUN e dell'UPA come Roman Shukhevych (comandante di un battaglione ausiliario del Terzo Reich) sono ormai un evento abituale nella nuova Ucraina. Il processo di riabilitazione si estende perfino alla SS Galichina, una divisione ucraina delle Waffen-SS; il direttore dell'Istituto della Memoria Nazionale ha proclamato i combattenti delle SS «vittime di guerra». La glorificazione di Bandera da parte del governo è non soltanto ripugnante, ma anche estremamente divisiva, se si considera che l'OUN e l'UPA sono odiate nell'Ucraina orientale.

Prevedibilmente, la celebrazione dei collaborazionisti dei nazisti è stata accompagnata da un rigurgito di aperto antisemitismo.

«Fuori gli ebrei!», scandivano in coro migliaia di partecipanti a una marcia tenuta nel gennaio 2017 in onore del capo dell'OUN Bandera. (L'indomani, la polizia ha negato di aver udito frasi antisemite di sorta). Nell'estate di quell'anno, un festival della durata di tre giorni in onore del collaborazionista dei nazisti Shukhevych si è concluso con il lancio di bombe incendiarie contro una sinagoga. Nel novembre 2017, RFE ha menzionato saluti nazisti in occasione di una marcia di 20.000 persone in onore dell'UPA. E lo scorso aprile, centinaia di persone hanno marciato a L'viv tra coreografie a base di saluti nazisti in onore della SS Galichina; la marcia era stata promossa dal governo regionale di L'viv.

Il revisionismo sull'Olocausto è un'offensiva a più livelli: si va da seminari, brochure e giochi da tavolo finanziati dallo Stato alla proliferazione di targhe, statue e vie dedicate agli assassini degli ebrei, fino a campeggi per bambini organizzati dall'estrema destra, in cui ai giovani viene inculcata un'ideologia ultranazionalista.

Entro alcuni anni, un'intera generazione verrà indottrinata a venerare gli artefici dell'Olocausto come eroi nazionali.


Libri messi al bando

«Nessuno Stato dovrebbe essere autorizzato a interferire con la storiografia». - Antony Beevor, storico britannico, dopo che un suo libro premiato era stato messo al bando in Ucraina, The Telegraph, 23 gennaio 2018

Il Comitato Statale Ucraino per le Trasmissioni Radiofoniche e Televisive sta promuovendo la glorificazione dei nuovi eroi dell'Ucraina vietando la letteratura «anti-ucraina» che va contro la narrazione governativa. Questa censura ideologica colpisce anche prestigiosi libri di autori occidentali.

Nel gennaio 2018 l'Ucraina è finita sulle prime pagine mettendo al bando il libro Stalingrad del premiato storico britannico Antony Beevor a causa di un unico paragrafo dedicato al massacro di 90 bambini ebrei perpetrato da un reparto ucraino durante la seconda guerra mondiale. In dicembre, Kiev ha vietato La ladra di libri dello scrittore svedese Anders Rydell (che paradossalmente parla proprio della soppressione della letteratura da parte dei nazisti) perché il libro menzionava le stragi di ebrei perpetrate dalle truppe fedeli a Symon Petliura (un leader nazionalista del primo Novecento).

Questo mese, l'ambasciata ucraina a Washington ha esportato questa intolleranza anche in America, intimando espressamente agli Stati Uniti di vietare un film russo nei cinema americani. A quanto pare, i miliardi investiti da Washington per promuovere la democrazia in Ucraina non sono bastati a insegnare a Kiev i concetti essenziali della libertà di parola.


Antisemitismo

«Ve lo dico ancora una volta - andate all'inferno, giudei. Il popolo ucraino ne ha fin qui di voi». - Vasily Vovk, generale della riserva dei servizi di sicurezza, 11 maggio 2017

Prevedibilmente, la glorificazione degli artefici dell'Olocausto guidata dal governo ha dato la stura ad altre forme di antisemitismo. Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da una proliferazione di svastiche e simboli runici delle SS tracciati sulle strade delle città, minacce di morte e atti di vandalismo contro memoriali dell'Olocausto, Jewish centri, cimiteri, tombe e luoghi di culto ebraici, che hanno indotto Israele a prendere l'insolita iniziativa di esortare pubblicamente Kiev ad arginare questa epidemia.

I funzionari pubblici pronunciano minacce antisemite senza subire alcuna ripercussione. Alcuni esempi: un generale dei servizi di sicurezza che ha promesso di eliminare i židi (un termine offensivo verso gli ebrei); un deputato del parlamento che si è abbandonato a una tirata antisemita in televisione; un politico di estrema destra che si è rammaricato che Hitler non l'avesse fatta finita con gli ebrei; e un leader ultra-nazionalista che ha giurato di ripulire Odessa dagli židi.

Nei primissimi anni dopo Maidan, le organizzazioni ebraiche si sono in gran parte astenute dal criticare l'Ucraina, forse nella speranza che Kiev avrebbe affrontato il problema da sola. Ma nel 2018 la crescente frequenza degli episodi di antisemitismo ha spinto i gruppi ebraici a rompere il silenzio.

Lo scorso anno, il rapporto annuale del governo israeliano sull'antisemitismo citava ampiamente l'Ucraina, che annoverava più episodi di tutti gli altri Stati post-sovietici messi insieme. Il World Jewish Congress, lo US Holocaust Memorial Museum e 57 membri del Congresso degli Stati Uniti hanno condannato a gran voce la glorificazione dei nazisti da parte di Kiev e la parallela proliferazione dell'antisemitismo nel Paese.

Anche i leader ebraici ucraini stanno prendendo la parola. Nel 2017, il direttore di una delle principali organizzazioni ebraiche dell'Ucraina ha pubblicato un editoriale sul New York Times in cui esortava l'Occidente a opporsi al revisionismo di Kiev. Lo scorso anno, 41 leader ebraici ucraini hanno denunciato la proliferazione dell'antisemitismo. È un fatto estremamente rilevante, considerato che molti leader ebraici ucraini appoggiarono l'insurrezione di Maidan.

A nessuno di questi appelli hanno fatto seguito provvedimenti significativi.


I pogrom contro i Rom

«"Vogliono ucciderci": neofascisti mascherati seminano il terrore tra i Rom ucraini». -The Guardian, 27 agosto 2018

L'estrema destra ucraina si è trattenuta dall'aggredire apertamente gli ebrei; altri gruppi vulnerabili sono stati meno fortunati.

La primavera scorsa, l'Ucraina è stata spazzata da una micidiale ondata di pogrom anti-Rom, con almeno sei attacchi in due mesi. Le riprese dei pogrom rievocano gli anni Trenta, con energumeni armati che aggrediscono donne e bambini radendo al suolo i loro accampamenti. Almeno un uomo è rimasto ucciso, mentre altri, tra cui un bambino, sono stati accoltellati.

Due delle gang responsabili delle aggressioni - C14 e la Druzhina Nazionale - si sono sentite abbastanza sicure di sé da postare video dei pogrom sui social media. Questo non sorprende, considerato che la Druzhina Nazionale fa parte del Battaglione Azov, mentre il gruppo neonazista C14 riceve finanziamenti dal governo per attività «educative». Lo scorso ottobre, il leader di C14 Serhiy Bondar è stato ospite della America House Kyiv, un centro gestito dal governo degli Stati Uniti.

Gli appelli delle organizzazioni internazionali e della stessa ambasciata USA sono caduti nel vuoto: pochi mesi dopo che le Nazioni Unite avevano chiesto a Kiev di mettere fine alla «sistematica persecuzione» dei Rom, un gruppo per i diritti umani ha riferito che C14 stava attuando intimidazioni ai danni dei Rom nell'ambito di una pattuglia mista comprendente agenti della polizia di Kiev.


Gruppi per i diritti LGBT e delle donne

«“È anche peggio di prima”: La "Rivoluzione della Dignità" ucraina ha tagliato fuori gli ucraini LGBT». - RFE, 21 novembre 2018

Nel 2016, in seguito a pressioni da parte del Congresso USA, il governo di Kiev ha iniziato a garantire la sicurezza all'annuale parata del Pride di Kiev. Tuttavia, questa appare sempre più come la classica foglia di fico: due ore di protezione e, nel resto dell'anno, diffuse aggressioni contro eventi e individui LGBT. I gruppi nazionalisti hanno preso di mira le manifestazioni LGBT agendo nella totale impunità, arrivando al punto di impedire un evento promosso da Amnesty International e di aggredire un giornalista occidentale durante una manifestazione per i diritti transgender. Anche le manifestazioni per i diritti delle donne sono state prese di mira, come nel caso delle brutali aggressioni verificatesi in marzo.


Attacchi contro la stampa

«Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti denuncia un raid delle forze dell'ordine ucraine contro gli uffici di Kiev di Media Holding Vesti… più di una decina di agenti a volto coperto hanno sfondato l'ingresso con piedi di porco, rubato attrezzature e sparato lacrimogeni all'interno degli uffici». - Comitato per la Protezione dei Giornalisti, 9 febbraio 2018

Nel maggio 2016, Myrotvorets, un sito Web ultra-nazionalista con legami con il governo, ha pubblicato i dati personali di migliaia di giornalisti che erano stati accreditati dai ribelli dell'Ucraina orientale sostenuti dalla Russia. Myrotvorets ha definito questi giornalisti «collaboratori dei terroristi».

Un sito collegato al governo che dichiara aperta la stagione di caccia al giornalista sarebbe pericoloso ovunque, ma lo è in modo particolare in Ucraina, un Paese che ha trascorsi preoccupanti in fatto di omicidi di giornalisti. Tra le vittime si ricordano Oles Buzina, abbattuto a colpi d'arma da fuoco nel 2015, e Pavel Sheremet, assassinato con un'autobomba un anno dopo.

La diffusione di informazioni sensibili da parte di Myrotvorets è stata denunciata da reporter occidentali, dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti e da ambasciatori di Paesi del G7. Per tutta risposta, i funzionari di Kiev, compreso il ministro degli Interni Arsen Avakov, hanno elogiato il sito Web: «Collaborare con le forze di occupazione è una vostra scelta», ha dichiarato Avakov ai giornalisti, pubblicando su Facebook un post intitolato «Io sostengo Myrotvorets». Myrotvorets è tuttora in rete.

Lo scorso autunno è stato segnato da un altro attacco ai media, questa volta per mezzo dei tribunali. L'ufficio del Pubblico Ministero ha ottenuto un mandato per il sequestro degli archivi della reporter anti-corruzione Natalie Sedletska di RFE. Una portavoce di RFE ha denunciato che le azioni di Kiev avevano creato «un clima agghiacciante per i giornalisti», mentre il deputato al parlamento Mustafa Nayyem ha definito l'episodio «un esempio di dittatura strisciante».


Leggi linguistiche

"[Il primo ministro Arseniy Yatsenyuk] si è inoltre rivolto agli ucraini russofoni, impegnandosi a garantire... uno status speciale per la lingua russa». - Segretario di Stato USA John Kerry, 24 aprile 2014

L'Ucraina è un Paese fortemente multilingue: oltre a milioni di ucraini orientali russofoni vi sono regioni in cui prevale l'uso dell'ungherese, del romeno e di altre lingue. Queste lingue erano tutelate da una legge del 2012 sulle lingue regionali.

Il governo post-Maidan ha allarmato gli ucraini russofoni tentando di abrogare questa legge. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e il Segretario di Stato John Kerry hanno tentato nel 2014 di dissipare questi timori dichiarando che Kiev avrebbe tutelato lo status della lingua russa. Queste promesse non sono state mantenute.

Nel 2017, una legge ha reso obbligatorio l'uso della lingua ucraina nella scuola secondaria, mandando su tutte le furie l'Ungheria, la Romania, la Bulgaria e la Grecia. Diverse regioni hanno promulgato leggi che vietano l'uso del russo nella vita pubblica. TV e radio sono obbligate a rispettare quote minime di trasmissioni in lingua ucraina (è come se Washington obbligasse i media di lingua spagnola a trasmettere prevalentemente in inglese).

E nel febbraio 2018, la Corte Suprema ucraina ha abolito la legge regionale del 2012 sulle lingue - proprio quella che, stando alle promesse di Kerry agli ucraini orientali, sarebbe dovuta rimanere in vigore.

Attualmente, Kiev si sta preparando a promulgare una legge draconiana che renderebbe obbligatorio l'uso della lingua ucraina nella maggior parte degli aspetti della vita pubblica. È un altro esempio di come Kiev si aliena milioni dei suoi cittadini, mentre proclama di fare propri i valori dell'Occidente.


Il prezzo della cecità volontaria

Questi non sono che pochi esempi di come l'Ucraina stia precipitando nell'intolleranza, ma dovrebbero essere sufficienti a rendere evidente un fatto scontato: la decisione di Washington di ignorare la proliferazione dei gruppi armati neonazisti in una nazione fortemente instabile non ha fatto che permettere loro di accumulare ancor più potere.

Questo esito facilmente prevedibile contrasta nettamente con l'entusiasmo di Washington per la «Rivoluzione della Dignità». «Il nazionalismo è proprio ciò di cui l'Ucraina ha bisogno» ha proclamato la storica Anne Applebaum in un articolo pubblicato da New Republic - una celebrazione del nazionalismo che è comparsa proprio nel periodo in cui l'Ucraina dava carta bianca alla formazione di gruppi paramilitari suprematisti bianchi. Solo quattro mesi dopo l'articolo della Applebaum, Newsweek ha pubblicato un articolo intitolato «Nazionalista ucraino si offre volontario per commettere crimini di guerra "in stile ISIS"».

Articolo dopo articolo, i pezzi grossi della politica estera di Washington hanno negato o perfino celebrato l'influenza esercitata dall'estrema destra ucraina (curiosamente, quegli stessi analisti denunciano a gran voce l'ascesa del nazionalismo in Ungheria, Polonia e Italia, definendola estremamente pericolosa...). Forse gli esponenti dei think-tanks hanno preferito illudersi che la fase di estrema destra di Kiev si sarebbe esaurita da sé. Ma è più probabile che si siano limitati a fare propria la strategia elementare di Washington, secondo cui «il nemico del mio nemico è mio amico». In un caso o nell'altro, le conseguenze si estendono ben al di là dell'Ucraina.

Il sostegno fornito dall'America all'insurrezione di Maidan, così come i miliardi riversati da Washington nelle casse del governo post-Maidan di Kiev, lanciano un messaggio chiaro: dal febbraio 2014, l'Ucraina è divenuta il nuovo progetto di espansione della democrazia di Washington. Ciò che permettiamo che accada in Ucraina è destinato a dare il via libera ad altri.

Tollerando gang e battaglioni neonazisti, la distorsione dell'Olocausto promossa dallo Stato e gli attacchi contro le persone LGBT e i Rom, gli Stati Uniti stanno dicendo al resto d'Europa: «Per noi va bene così». E le implicazioni - specie in una fase di ripresa dell'estrema destra a livello globale - sono profondamente preoccupanti.


(*) Lev Golinkin è autore del libro A Backpack, a Bear, and Eight Crates of Vodka, Amazon's Debut of the Month, selezionato da Barnes & Noble's per il programma Discover Great New Writers e vincitore del Premio Salerno Libro d'Europa. Golinkin, laureatosi presso il Boston College, giunse negli Stati Uniti nel 1990 come profugo bambino proveniente dalla città di Kharkov (oggi Kharkiv), nell'Ucraina orientale. I suoi articoli sulla crisi ucraina, la Russia, l'estrema destra e l'identità di immigrati e profughi sono comparsi tra l'altro su New York Times, Washington Post, Los Angeles Times, CNN, The Boston Globe, Politico Europe, e Time (online); è stato intervistato da MSNBC, NPR, ABC Radio, WSJ Live e HuffPost Live.